Lucas Scott ama il basket più di ogni altra cosa al mondo, così come ama sua madre Karen, che l’ha cresciuto da sola per sedici anni, abbandonata dal padre appena prima che lui nascesse. Nathan Scott vive per il basket e vive per vincere, il resto per lui, per ora, conta poco. Suo padre Dan lo sprona e lo incoraggia a darsi da fare per raggiungere il suo obiettivo nello sport, con l’esperienza dell’ex campione che lo contraddistingue. Lucas combatte da solo, contro tutto e tutti, Nathan ha le spalle coperte da un padre padrone e prepotente, lo stesso uomo che abbandonò Lucas sedici anni prima. Le strade di questi due ragazzi si incrociano quando il primo entra nella stessa squadra del secondo e riesce a poco a poco a rubargli le luci della ribalta. Oltre al basket però, ad ingarbugliare ancora di più la situazione, due ragazze così simili ma allo stesso tempo così diverse, Peyton e Brooke, e a seguire la migliore amica di Lucas, Haley. Il rapporto burrascoso tra Karen e i due fratelli Dan e Keith, contribuirà ulteriormente a creare tensioni ed incomprensioni nella vita di tutti quanti. La storia dei fratelli Scott, può sembrare la più classica tra le storie: il buono e il cattivo, il ragazzo d’oro ed il ribelle, l’altruista e il figlio di papà. Con l’avanzare del plot, però, ci si accorge facilmente di non essere davanti al solito teen drama: la storia si infittisce, le tematiche diventano più profonde e spesso i risvolti delle vicende risultano davvero inaspettati. One Tree Hill racconta l’evolversi della vita di un gruppo di sedicenni alle prese con amori travagliati, amicizie traballanti e vicende familiari spesso al limite, in un crescendo di curiosità e tensione, grazie anche ai misteri ed ai numerosi sotterfugi che aggiungono emozione alla storia. Esemplare è indiscutibilmente la scelta della colonna sonora: le canzoni sono davvero azzeccate e sempre studiate per essere posizionate al punto giusto, per accrescere il pathos della vicenda e far da cornice agli eventi emozionanti che coinvolgono i ragazzi. Brani di gruppi non molto conosciuti in Italia (quali Yellowcard, Fall Out Boy, Jimmy Eat World, The Honorary Title, The New Amsterdam e molti altri) arricchiscono la trama degli eventi ed in alcuni casi partecipano in veste di vere e proprie guest star. Altro elemento davvero eccellente, è indubbiamente la sceneggiatura: ben scritta, adeguata e a tratti di forte impatto, non eccede mai nell’inverosimile e in alcuni passaggi la storia riesce davvero ad emozionare lo spettatore.