Elizabeth I
Elizabeth I
Elizabeth I
1 stagione2005Conclusa
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Drammatico, Commedia romantica, Storico
Elizabeth I è una delle figure più complesse della storia moderna. Emblema di una monarchia illuminata, guida secolare e coerente di una nazione travagliata da intestine lotte di religione, Elisabetta fu prima di tutto un esempio costante di dedizione e sacrificio personale per tutti i suoi sudditi (antepose sempre la ragione di stato ad ogni suo pur legittimo desiderio di donna), ma fu anche, cosa ancor più importante, faro di un’idea di tolleranza e di libertà di pensiero che, con la sua luce, illuminò, nel bene come nel male, l’Europa tutta. Raccontare in un film la storia di un personaggio di tale statura implica inevitabilmente due conseguenze di non poco conto. La prima è di carrattere strettamente narrativo: narrare, infatti, gli aspetti più reconditi della sua vita privata equivale, volenti o nolenti, ad affrontare decenni interi della storia della nazione che la regina ebbe l’onere di governare. Forse per nessun’altra figura storica la confusione tra pubblico e privato, infatti, è, come nel caso della Regina Vergine, così fatale. L’intera vita di Elisabetta si svolse letteralmente sotto i riflettori di un pubblico che l’idolatrava, costringendola, con questo, a vivere in una vera e propria prigione di cristallo. Anche le storie d’amore più turbolente, anche i non pochi abbandoni a momenti di lancinante romanticismo con uomini più giovani, dovevano passare al vaglio dell’approvazione o della riprovazione del Consiglio. E tutto ciò che poteva contraddire l’immagine pubblica di una sovrana incorruttibile e infinitamente saggia veniva bellamente taciuto e tenuto fuori dalla portata di occhi ed orecchie dell’intera sudditanza. Il regno di Elizabeth fu, insomma, un fulgido esempio di scaltre operazioni di immagine, l’inizio di un processo di “mediatizzazione” del potere che non può lasciare indifferenti mezzi di comunicazione di massa come il cinema o la televisione. La seconda conseguenza che incontra chiunque si accosti
Elizabeth I è una delle figure più complesse della storia moderna. Emblema di una monarchia illuminata, guida secolare e coerente di una nazione travagliata da intestine lotte di religione, Elisabetta fu prima di tutto un esempio costante di dedizione e sacrificio personale per tutti i suoi sudditi (antepose sempre la ragione di stato ad ogni suo pur legittimo desiderio di donna), ma fu anche, cosa ancor più importante, faro di un’idea di tolleranza e di libertà di pensiero che, con la sua luce, illuminò, nel bene come nel male, l’Europa tutta. Raccontare in un film la storia di un personaggio di tale statura implica inevitabilmente due conseguenze di non poco conto. La prima è di carrattere strettamente narrativo: narrare, infatti, gli aspetti più reconditi della sua vita privata equivale, volenti o nolenti, ad affrontare decenni interi della storia della nazione che la regina ebbe l’onere di governare. Forse per nessun’altra figura storica la confusione tra pubblico e privato, infatti, è, come nel caso della Regina Vergine, così fatale. L’intera vita di Elisabetta si svolse letteralmente sotto i riflettori di un pubblico che l’idolatrava, costringendola, con questo, a vivere in una vera e propria prigione di cristallo. Anche le storie d’amore più turbolente, anche i non pochi abbandoni a momenti di lancinante romanticismo con uomini più giovani, dovevano passare al vaglio dell’approvazione o della riprovazione del Consiglio. E tutto ciò che poteva contraddire l’immagine pubblica di una sovrana incorruttibile e infinitamente saggia veniva bellamente taciuto e tenuto fuori dalla portata di occhi ed orecchie dell’intera sudditanza. Il regno di Elizabeth fu, insomma, un fulgido esempio di scaltre operazioni di immagine, l’inizio di un processo di “mediatizzazione” del potere che non può lasciare indifferenti mezzi di comunicazione di massa come il cinema o la televisione. La seconda conseguenza che incontra chiunque si accosti
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